La O-Marathon è davvero una gara diversa
da tutte le altre, altrimenti non mi spiegherei come si possa provare
addirittura soddisfazione nel cimentarsi in una competizione che già in
partenza sai che può durare dalle 3 alle 4 ore. Lo scenario di quest'anno è
quello di Forte Cherle, una allocation decisamente bella, con una carta in molte
zone dall'elevato contenuto tecnico. Quindi alla partenza oltre alla difficoltà
legata alla distanza, 17 km con 700 metri di dislivello circa, temo che le
difficoltà tecniche possano ulteriormente allungare il tragitto oltre il già
probabilmente massacrante .
L'atmosfera che si respira prima
della partenza della O-Marathon è comunque particolare. Si respira un clima di
quasi solidarietà generale, sapendo già la sofferenza che ti sta per aspettare,
e quindi è più naturale che il clima competitivo lasci spazio alla goliardia e
al reciproco incoraggiamento.
La giornata è di quelle che ti fanno
innamorare dell'orienteering, nel cielo splende il sole, ma nonostante siamo a
metà luglio le temperature ai circa 1400 metri di quota sono decisamente
gradevoli e il caldo non dà fastidio. Dopo i soliti convenevoli e i riti
preparatori della vestizione, alle ore 9:00 in punto è ora di partire.
Avendo già una certa esperienza
di questa gara, so che è importante partire in modo molto cauto e guardingo.
Infatti al primo controllo transito
nelle posizioni di coda, ma la cosa non mi preoccupa minimamente perché anche
dopo aver percorso un chilometro so che me ne mancano almeno altri 20. Nei
primi tre punti del primo giro sono preciso, e quando arriva la prima super
tratta 3-4 scelgo di stare sotto la linea rossa il più possibile, accollandomi
però una notevole dose di dislivello. Col senno di poi forse era meglio
scendere ,allungare un po' il percorso, ma fare meno dislivello. In ogni caso
arrivo al punto 4 con soddisfacente precisione, e inizio una serie di punti in
compagnia con Dominic. I punti fino alla lanterna 11, della prima farfalla
della giornata scorrono bene. Alla 12 commetto il primo errore significativo
della giornata. Punto la bussola, una delle cose che solitamente mi riesce
meglio, ma passo veramente vicino alla
lanterna senza vederla. Riguardando la traccia del GPS credo di non essere
passato a più di 10 metri, ma non sono riuscito a vedere il prisma. Quella è
una delle zone in cui se sbagli, non c'è niente da fare. Rilocalizzarsi è
problematico quindi dopo un paio di minuti di girovagare decido di puntare la
strada, prendere un nuovo punto di riferimento e rientrare. Fortunatamente
trovo la lanterna immediatamente e riesco a concludere agevolmente tutto il
resto della farfalla. Due punti in scioltezza nei prati e arriva il momento
clou della giornata: entrare in quella zona infernale che sta nei pressi del
ritrovo. Azzecco con una precisione che mi sorprende i punti 18 e 19, andando
al 20 mi aiuta la presenza di Heike che nel frattempo mi ha raggiunto. Solo a guardare la lanterna 21 mi viene male,
perché non riesco nemmeno a leggere tutti i dettagli di quella giungla di
avvallamenti, rocce, microforme e sassi dentro un cerchietto di pochi mm. Con Heike
arriviamo a un punto in cui siamo indecisi dove andare e purtroppo
decidiamo di scendere a sinistra di quello che poi si rivelerà la zona della
lanterna. Finiamo in un posto veramente infame,
con erbacee e ortiche che arrivano fino all'altezza della testa, sassi di ogni
dimensione per terra che ti costringono a camminare senza sapere cosa ti aspetta
in quanto non vedi nulla. Uscire di lì è un vero supplizio, ma per fortuna
capiamo di essere dalla parte sbagliata della roccia dove è posizionata la
lanterna. Con uno sforzo bestiale, e impiegando una vita, riusciamo ad arrivare
al punto 21. Fortunatamente il controllo successivo non è così infernale come i
precedenti, e finalmente riesco a concludere il primo giro della O-Marathon con
un tempo attorno alle 2h 15’, tutto sommato proprio quello che mi aspettavo.
Noto
con piacere che non sono particolarmente stanco, perché mi sono imposto
categoricamente di non forzare il ritmo nella corsa e inoltre in tutte le
salite con una certa pendenza cammino. Appena il tempo di bere un integratore ed
un bicchiere di acqua che è ora di partire per il secondo “tour”. Oltre ad
essere più corto a prima vista sembra essere anche meno complicato, ma
soprattutto ed è la prima cosa che osservo, non devo tornare in quel postaccio
dove pochi minuti prima penso di essere stato fortunato ad uscire tutto intero.
Forse proprio perché penso che questa
seconda tornata sia più semplice già al punto 1 commento il primo errore
veramente ingenuo della giornata arrivando in cima al colle, e invece di
proseguire diritto scendo inspiegabilmente verso destra. Fortunatamente
quest'anno uno degli aspetti in cui sono più migliorato è quello della rilocalizzazione
dopo un errore. Capisco la fesseria che ho fatto e riesco a rimediare in poco
tempo. Il punto 2 e il punto 3 li raggiungo con una piacevole precisione, ed è
già di nuovo il momento della super tratta della secondo giro di giostra. Questa
volta, forse anche complice una maggiore percezione della fatica, non penso
nemmeno lontanamente di provare a stare sotto la linea rossa. Scendo
astutamente verso il recinto e faccio tutto il tratto in una comodissima percorrenza su sentiero, assieme
a Fabietto con il quale abbiamo anche tempo di disquisire sul nostro stato di
tenuta fisica. La farfalla dal punto 4 al punto 9 non è di quelle da leggenda
nel senso di una scarsa precisione nei pressi del punto, e anche nel tornare la
seconda volta dove sono già transitato, commetto delle imprecisioni. Errori non
particolari, ma sbavature che mi fanno capire che la stanchezza sta facendo
calare il livello dell'attenzione. A parziale giustificazione posso però dire
che il terreno in quella zona è difficile e la presenza di molti sassi e micro
forme rende la vita difficile anche in tratte brevi che apparentemente sembrano
non nascondere grandi difficoltà. Da lì in poi però prendo un bel ritmo, non
molto veloce, ma mantenendo una notevole precisione nel raggiungere i punti,
con l'eccezione della lanterna 15 in cui transito a non più di 10 metri dalla
buca senza vederla. Ormai è fatta, il GPS segna più di 20 km e il cronometro si
avvicina alle 3h30’di gara. Fare gli ultimi tre punti da quel sottile piacere
della percezione che la tua avventura sta per concludersi e che tutto sommato è
andata bene. Termino in quarta posizione (un mio super classico quando c’è un
podio premiato) dietro a Dario, Andrea
Cip, e Fabio. Onestamente era difficile pensare di poter fare meglio di loro,
quindi posso ritenermi abbondantemente soddisfatto.
Che dire di questa O-Marathon 2017? È stata
un'edizione che mi è piaciuta molto, la giornata è stata splendida e anche i
percorsi disegnati da Carlo sono stati estremamente piacevoli per l’alternanza
di treatte brevi, medie e lunghe. Eccezion fatta per le tre lanterne in quel’
autentico inferno prima del cambio carta, di cui onestamente avrei fatto
volentieri a meno in una gara di questa lunghezza. Ma per tutto il resto una
bellissima giornata di orienteering. Spero di avere anche l'anno prossimo la
voglia di buttarmi in questa che è davvero una gara molto particolare, più
simile ad un avventura che ad una competizione. Ma che proprio per questo,
quando la finisci pur con le gambe e la schiena rotte, ti da quella
soddisfazione inconfondibile, che una cosa che ottieni sudando le proverbiali
sette camice, ti sa regalare.
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